Da Mantova tocca Milano, Brescia, Peglio e Almenno la rassegna di ventinove concerti dedicata agli strumenti cinque-seicenteschi realizzati dalla dinastia Antegnati
Gli Antegnati furono una delle più celebri dinastie di costruttori di organi, e tra il Cinque e Seicento lavorarono a più di 130 manufatti, nell’arco di cinque generazioni. Godettero di speciale fama Giovanni Giacomo e suo figlio Benedetto; il nipote Graziadio con il figlio Costanzo, autore anche di un trattato recante indicazioni sull’accordatura, sui registri e sul contegno da tenersi da parte degli esecutori. Dopo secoli di rifacimenti e restauri, oggigiorno sono solo una decina gli strumenti che conservano sufficienti parti originali per potersi fregiare del nome Antegnati.
Per valorizzare questi inestimabili tesori musicali, artisticamente decorati, nasce l’Antegnati Tour 2016, un viaggio per le Chiese della Lombardia alla scoperta delle diversità timbriche e della versatilità tecnica degli antichi organi, delle differenze acustiche dei luoghi sacri che li ospitano e degli splendidi contesti architettonici. Ventinove sono i concerti, in date che si sovrappongono dal 15 maggio al 16 ottobre, con maestri di chiara fama e giovani di spiccate qualità impegnati in programmi spazianti nelle composizioni italiane ed europee dei secoli XVI-XVII, con intavolature da Canzoni e Mottetti.
Uno degli organi di maggior pregio fu commissionato a Graziadio Antegnati dal Duca Guglielmo Gonzaga, per essere collocato nella Basilica Palatina di Santa Barbara a Mantova. Una “Chiesa che suona” edificata da Giovan Battista Bertani, allievo di Giulio Romano, con cantorie e vari punti di provenienza della musica che possono creare una sorta di effetto stereofonico ante litteram. Gli altri concerti si svolgono nelle Chiese di San Maurizio al Monastero a Milano, dei SS. Eusebio e Vittore a Peglio (Como), di San Nicola ad Almenno San Salvatore (Bergamo), mentre la Città di Brescia fa sentire una molteplicità di voci in San Carlo, San Giuseppe, S. Maria del Carmine e Duomo Vecchio.
Il progetto è realizzato in collaborazione tra le Diocesi di Mantova, capofila, con Milano, Bergamo, Brescia e Como, grazie a un fondo stanziato dalla Consulta Regionale Lombarda dei Beni Culturali.